Quando arriva il momento di sedersi al tavolo di un ristorante, la prima domanda che solitamente ci viene posta è: “Acqua naturale o frizzante?”
È una situazione così comune che diamo per scontato che una bottiglia d’acqua debba essere servita e poi aggiunta al conto, con un costo che può facilmente arrivare a tre euro nelle grandi città.
Ormai, l’idea di offrire acqua del rubinetto sembra essere caduta nell’oblio.
Tuttavia, in Spagna hanno adottato un approccio diverso.
La Spagna e l’acqua a chilometro zero
Nel quadro della Legge sui rifiuti e sui suoli contaminati per un’economia circolare le strutture ricettive in Spagna sono obbligate a offrire come alternativa l’acqua del rubinetto, conosciuta come “acqua a chilometro zero”. L’obiettivo principale di questa legge è ridurre gli sprechi e i rifiuti entro il 2025 del 13% rispetto ai livelli del 2010, e del 15% entro il 2030.
L’Italia al primo posto in Europa per il consumo di acqua in bottiglia
In Italia, la qualità dell’acqua potabile è garantita principalmente dalle acque sotterranee, che sono naturalmente protette e soggette a controlli rigorosi da parte dei gestori dei servizi idrici e delle autorità sanitarie locali. Nonostante ciò, il 52% degli italiani beve regolarmente acqua in bottiglia, mentre il 28% lo fa occasionalmente. L’Italia si classifica al secondo posto al mondo per il consumo di acqua in bottiglia, dopo il Messico e prima in Europa. Ogni italiano beve in media 208 litri di acqua in bottiglia all’anno, con una spesa pro-capite di circa 240 euro, il che ha un impatto negativo sull’ambiente e sulle finanze personali.
Acqua del rubinetto: perchè l’Italia dovrebbe seguire l’esempio spagnolo
L’Italia potrebbe trarre notevoli benefici dall’esempio spagnolo, tra i quali:
- Riduzione dell’impatto ambientale: diminuendo la produzione e lo smaltimento delle bottiglie di plastica, si otterrebbe un enorme risparmio di risorse e una notevole riduzione delle emissioni di CO2.
- Risparmio economico: i consumatori eviterebbero di pagare per l’acqua in bottiglia e le aziende ridurrebbero i costi di acquisto e gestione delle bottiglie.
- Promozione della cultura del riuso: offrire l’acqua del rubinetto incoraggia un approccio più sostenibile al consumo di acqua, promuovendo l’utilizzo di borracce riutilizzabili.
- Miglioramento dell’immagine: le aziende che adottano questa pratica dimostrano un impegno verso la sostenibilità, attirando una clientela più attenta all’ambiente.
Tuttavia, le false credenze degli italiani potrebbero rendere difficoltosa questa pratica. Secondo l’ISTAT, infatti, un italiano su tre non si fida a bere l’acqua del rubinetto, nonostante il Centro Nazionale per la Sicurezza delle Acque (CeNSiA) abbia eseguito 2,5 milioni di analisi chimiche e microbiologiche in 18 regioni, rilevando che l’acqua che arriva nelle case degli italiani rispetta i parametri sanitari microbiologici e chimici nel 99,1% dei casi.
Ecco perchè diventa importante informare i cittadini sulla qualità dell’acqua potabile italiana e sui benefici ambientali ed economici dell’acqua del rubinetto. Allo stesso modo, potrebbe rappresentare un punto di svolta introdurre una normativa che obblighi i ristoranti e le strutture ricettive a offrire l’acqua del rubinetto come alternativa gratuita.
Acqua del rubinetto in Italia: conclusioni
L’esempio spagnolo dimostra che è possibile cambiare le abitudini dei consumatori e ridurre l’impatto ambientale attraverso politiche mirate. L’Italia, grazie all’ottima qualità della sua acqua potabile, ha tutte le carte in regola per diventare un modello di sostenibilità in questo settore.
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