barriere architettoniche in condominio

Barriere architettoniche in condominio: come eliminarle?

Negli ultimi anni abbiamo sentito sempre più spesso parlare di “barriere architettoniche”. Con questo termine si indicano tutti quegli ostacoli che non permettono la completa mobilità di una persona e, in particolare, di coloro che hanno una capacità motoria ridotta o impedita. Un tema centrale nella legislazione dei nostri decenni, tanto da aver portato all’elaborazione di diverse norme anche in ambito condominiale. Eppure, non sono rari gli stabili che ancora oggi presentano problematiche di accesso ai portatori di handicap.

Abbattimento barriere architettoniche condominiali: cosa dice la legge?

Un’importante spinta per l’abbattimento delle barriere architettoniche in condominio arriva nel 2020 con il Decreto Semplificazioni. Tale decreto consente ad ogni partecipante al condominio di realizzare a proprie spese ogni opera necessaria per l’eliminazione delle suddette barriere, anche servendosi delle parti comuni dell’edificio. La sola limitazione è non arrecare pregiudizio alla stabilità o alla sicurezza dell’edificio.

Ogni condòmino ha infatti il diritto di chiedere in assemblea l’abbattimento delle barriere architettoniche. Per procedere all’esecuzione dei lavori sarà sufficiente ottenere la maggioranza semplice in assemblea.

In tal caso, si ripartiranno le spese tra tutti i condòmini (disabili e non), in proporzione ai loro millesimi. Qualora non si dovesse invece raggiungere l’obiettivo, il singolo portatore di handicap potrà
comunque decidere di procedere a proprie spese ai lavori di rimozione delle barriere
, come nel caso di allargamento di porte e ingressi o l’installazione di servoscala e strutture mobili.

Barriere architettoniche in condominio: il nuovo Bonus

Nel 2022 è stato introdotto un nuovo bonus per l’eliminazione delle barriere architettoniche. Il nuovo bonus permette di realizzare tutti gli interventi necessari all’abbattimento di questi ostacoli – in edifici già esistenti – con uno sconto del 75% sulle spese sostenute. Tali spese possono essere recuperate in detrazione dall’imposta sui redditi nei successivi cinque anni oppure mediante la cessione del credito o lo sconto in fattura praticato dal fornitore.

L’ammontare massimo della spesa agevolata non deve superare i 40mila euro per ciascuna unità compresa in un edificio composto da 2 ad 8 unità immobiliari; il limite scende a 30mila euro se l’edificio è composto da più di 8 unità immobiliari.

Questa agevolazione, grazie la legge di Bilancio 2023, è prorogata fino al 31 dicembre 2025.

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