L’inverno è quasi finito e la voglia di primavera inizia a farsi sentire. Mentre aspettiamo il suo arrivo, però, dobbiamo mettere in conto ancora un po’ di freddo. E un bel po’ di lavoro per i nostri termosifoni.
Ma attenzione a non esagerare: un clima tropicale tra le mura di casa non è mai una buona idea. Perché il troppo caldo non fa bene. Né a noi, né all’ambiente, né al nostro portafoglio.
Per legge, in Italia esiste un limite massimo di 20 gradi per le temperature all’interno di luoghi pubblici o privati, con una tolleranza massima di due gradi.
Ma un grado in più o in meno fa davvero la differenza? La risposta è sì. Eccome, se la fa.
Riscaldamento in condominio: 3 buoni motivi per non esagerare
Ridurre la temperatura di un solo grado porta a un risparmio del 5-10% sui consumi. Non poco, considerando che il nostro Paese spende decine di miliardi di euro per rifornirsi di petrolio e gas naturale, e che ogni famiglia italiana paga in media mille euro all’anno per il riscaldamento in condominio.
Anche la questione inquinamento dovrebbe attirare la nostra attenzione: nelle città del nord Italia, il contributo del riscaldamento residenziale all’inquinamento atmosferico supera quello del settore trasporti. Il che è tutto dire.
Non va infine dimenticato che un ambiente domestico troppo caldo e secco rappresenta un problema per le nostre vie aeree e, dulcis in fundo, favorisce un incremento del peso corporeo: più alta è la temperatura, infatti, e meno l’organismo è indotto a bruciare energia per riscaldarsi.
Va bene il comfort, insomma, ma non gli eccessi.