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Imballaggi e ricicli: cosa cambia con il nuovo regolamento UE

Lo scorso 17 novembre il Parlamento europeo ha votato in prima lettura il nuovo regolamento UE in materia di imballaggi. Il testo della proposta, che dev’essere negoziato con i governi degli Stati membri, introduce una serie di misure pensate per ridurre la produzione di rifiuti e promuovere il riutilizzo degli imballaggi.

Tra le principali novità previste dal regolamento troviamo:

  • Obiettivi di riduzione degli imballaggi UE: entro il 2030 gli Stati membri dovranno ridurre del 5% la quantità di imballaggi immessi sul mercato, del 10% entro il 2035 e del 15% entro il 2040.
  • Divieto di imballaggi monouso in plastica: entro il 2025 saranno vietati gli imballaggi monouso in plastica leggera, come i sacchetti di plastica. Entro il 2030 saranno vietati anche gli imballaggi monouso in plastica per bevande e alimenti, come i bicchieri, i piatti e gli involucri per alimenti.
  • Obiettivi di riciclo: entro il 2029 gli Stati membri dovranno garantire la raccolta differenziata del 90% dei materiali contenuti negli imballaggi.
  • Rinforzo dei requisiti per il riutilizzo: gli imballaggi dovranno essere progettati in modo da essere riutilizzabili o ricaricabili, e i distributori di bevande e cibi da asporto dovranno offrire ai consumatori la possibilità di portare e utilizzare il proprio contenitore.
  • Misure per ridurre l’uso di sostanze chimiche pericolose negli imballaggi: gli imballaggi dovranno essere realizzati con materiali che non rilascino sostanze chimiche pericolose nell’ambiente.

Nuovo regolamento imballaggi UE: cosa ne pensa l’italia

Il testo del regolamento è stato accolto con favore da ambientalisti e associazioni di consumatori, che lo considerano un passo importante verso una maggiore circolarità delle economie europee.

La volontà di privilegiare gli obiettivi di riutilizzo rispetto a quelli di riciclo, tuttavia, è stata criticata dall’Italia. L’Italia, infatti, ha un’industria del riciclo molto sviluppata, e il passaggio a un modello di riutilizzo potrebbe comportare la perdita di posti di lavoro e un aumento del consumo idrico nazionale per il lavaggio degli imballaggi riutilizzabili. Inoltre, l’Italia ha un sistema di raccolta differenziata dei rifiuti ancora in fase di sviluppo, che dovrebbe essere migliorato per far fronte a un cambio di modello.

Quanti rifiuti da imballaggi produce l’Ue?

Per comprendere lo scopo del nuovo regolamento occorre partire da un dato allarmante: i rifiuti da imballaggio sono in drastico aumento. Secondo le stime, l’Ue è passata da 66 milioni di tonnellate di rifiuti nel 2009 a circa 84 milioni di tonnellate nel 2021. Il che significa che, nel 2021, ciascun cittadino europeo ha generato in media 188,7 kg di rifiuti di imballaggio all’anno. Una cifra che, secondo le proiezioni, potrebbe aumentare fino a 200 kg pro capite in pochi anni, se non verranno introdotte delle limitazioni concrete.

La differenza tra riuso e riciclo

Qual è la differenza tra riuso e riciclo?

Il termine “riuso” indica la possibilità di riutilizzare un oggetto senza che questo diventi un rifiuto, riparandolo o ricondizionandolo, in modo che non finisca in discarica. Il “riciclo”, invece, consiste nel trasformare un rifiuto – attraverso specifici processi – in una nuova materia prima.

Ecco alcuni esempi di riuso:

  • Riutilizzare una vecchia t-shirt come un panno per la pulizia.
  • Riutilizzare un barattolo o una bottiglia di vetro per conservare cibo o bevande.
  • Riutilizzare una scatola di cartone per costruire un giocattolo.

E alcuni esempi di riciclo:

  • Riciclare una lattina di alluminio per produrre una nuova lattina.
  • Riciclare un foglio di carta per produrre nuova carta.
  • Riciclare un pneumatico per produrre nuovi oggetti in gomma.

Sia il riuso che il riciclo sono pratiche importanti per la tutela dell’ambiente.

Tuttavia, il riuso comporta un minore impatto ambientale e andrebbe incentivato, in quanto evita la produzione di nuovi rifiuti e l’utilizzo di nuove risorse nel processo di riciclo.

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